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03.06.2018

Dall'aria dell'ATP alla guida del Team Ticino

Da ormai un mese il Team Ticino Lugano 1903 è realtà e... che realtà! I ragazzi della neocostituita selezione tennistica ticinese hanno decisamente fatto una buona impressione nelle prime uscite stagionali del campionato maschile svizzero di LNB. L'avventura nel gruppo 2 si è infatti avviata con una striscia di tre successi consecutivi contro Courrendlin-La Croisée, Frohberg e Winterthur. La serie di vittorie si è però bruscamente interrotta ieri, in casa del solido Nyon, vittorioso per 8-1. In seno alla squadra capitanata da Giovanni Livio e Federico Valsangiacomo regna però la tranquillità e si guarda già fiduciosi verso l'ultima sfida del gruppo contro il Lucerna. L'obiettivo stagionale era ed è rimasto quello della salvezza e, forti dell'attuale terzo posto, i ticinesi possono affrontare con fiducia l'ultima sfida, come ci conferma un raggiante Federico Valsangiacomo: "Abbiamo iniziato alla grande quest'avventura - ci racconta al telefono durante la trasferta in terra vodese - forse le altre squadre non erano ancora al completo nelle prime partite, ma noi ci siamo difesi benissimo. Ora cerchiamo di cavalcare questo momento per raggiungere il nostro obiettivo."

Federico, classe 1993, di obiettivi ambiziosi qualche anno fa ne aveva molti per la testa. Campione svizzero U16, in campo nelle qualificazioni degli ATP di Gstaad e del Challenger di Lugano, è stato capace di raccogliere qualche punto ATP prima di dover purtroppo gettare la spugna: "A 19 anni circa ho smesso a causa degli infortuni alla caviglia e al ginocchio. Fu una grande frustrazione dopo avere dedicato 15 anni della mia vita al tennis, però alla fine te ne devi fare una ragione." I primi momenti non furono per niente facili e dalla sua voce traspare ancora una certa malinconia: "Ebbi una repulsione verso il tennis, iniziai a odiarlo. Dopo un anno di crisi mi ripresi iniziando ad allenare i ragazzini, prima di tornare pian piano a giocare anche nei tornei."

Attualmente attivo professionalmente quale consulente finanziario e studente di economia aziendale alla SUPSI, il capitano del Team Ticino Lugano 1903 non disdegna qualche comparsata in campo, al fianco di quelli che sono in primo luogo degli amici e compagni di vita: "Il rapporto nel team funziona alla grande. Diversi di noi sono cresciuti insieme e io cerco di essere quel capitano-amico che gestisce anche la parte organizzativa esterna, sgravandoli di preoccupazioni. Mi piacerebbe giocare di più, però non è fattibile, il livello è altissimo."

A coadiuvare il lavoro di Federico e soprattutto a gestire gli allenamenti della squadra è Giovanni Livio, una figura che in passato ha allenato lo stesso giovane tennista. Che effetto fa ritrovarsi in questa nuova situazione insieme? "Io sono più un consigliere, fornisco una seconda opinione - spiega Federico - ma è lui a seguire i ragazzi. Abbiamo un grandissimo rapporto, quasi un odio-amore, ha una visione molto dura dello sport, ma è una persona splendida. Quasi uno zio per me oggi."

La prima stagione del Team Ticino Lugano 1903 è ancora nel vivo dell'azione, ma al giovane capitano chiediamo di guardare già al futuro: cosa si potrebbe migliorare? "Quel che riguarda la parte tennistica ha funzionato alla grande e siamo contenti dell'entusiasmo con cui tutti hanno risposto alla chiamata di questa nuova squadra, anche liberandosi da altri impegni." Per quanto concerne l'organizzazione però, Federico sottolinea che tutto è ancora abbastanza standard e ci si potrebbe ispirare a squadre d'oltralpe che funzionano in modo già molto più professionale. Cruciale però, è ovviamente l'aspetto finanziario... "I loro budget sono altri chiaramente, ma con il giusto sostegno degli sponsor potremmo comunque migliorare ulteriormente."

Al centro del progetto resta tuttavia lo sviluppo dei giocatori e, tra i suoi tennisti, Federico intravede del potenziale tecnico per ulteriori sviluppi di carriera: "L'età media dei campioni si alza sempre più: servono più tempo e preparazione per eccellere. Quello che ci vuole in più è la disponibilità a soffrire. Ormai noi viviamo in un paradiso, è più difficile stuzzicare i giovani." Al di là delle questioni di fame di successo, per i tennisti ticinesi questo team potrebbe essere un trampolino a livello nazionale: "Esprimendoti in una squadra così, basta poco per trovare nuovi mezzi. Magari vinci una partita contro un avversario di categoria superiore e fai così il pieno di fiducia, migliorando il tuo livello. E chissà che non arrivi una chiamata da qualche club di A...".

A cura di Omar Cartulano per Rivista Corner

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