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24.10.2016

Intervista a Julie Arlin

a cura di Fabrizio De Amicis e Alberto Bresesti. Abbiamo il piacere di pubblicare l'intervista che ci è stata rilasciata da Julie Arlin, presentatrice alla RSI, moderatrice di eventi e appassionata di sport e di viaggi.

Cara Julie, ti conosciamo tutti come WeatherGirl della RSI, un punto di riferimento per noi tennisti del Cantone Ticino. In quali altri campi sei attiva?

Wow! Addirittura un punto di riferimento?! In realtà la mia attività come presentatrice meteo alla RSI rappresenta una minima parte dei miei impegni lavorativi, ma è anche la punta dell'iceberg, quella più esposta e più visibile.

In generale mi occupo di seguire la comunicazione di Lugano Turismo; il mio compito principale è quello di accogliere i giornalisti stranieri e di accompagnarli a scoprire il magnifico territorio della regione luganese, oltre a recarmi all'estero per partecipare ad eventi rivolti ai media in cui raccontare e mostrare con video e foto quanto è meraviglioso il nostro territorio.
La cosa mi risulta molto facile perché amo il Ticino, e appena ho un giorno libero ne approfitto per andare in montagna e praticare gli sport più diversi.
Per Lugano Turismo scrivo anche molti testi, un'altra via espressiva, oltre alla parola, che adoro.

Infine ho anche un'attività in proprio: presento e modero serate ed eventi privati. Ogni volta mi devo preparare su argomenti molto diversi tra loro e non passa giorno senza che impari qualcosa. Molti dicono che lavoro troppo ma per me questo non è lavoro, è una passione che mi permette di esprimermi e di crescere.



Come hai iniziato a giocare a tennis?


La domanda vera potrebbe essere "come non avresti potuto giocare a tennis?". Infatti sono nata in una famiglia di sportivi particolarmente affezionati ai campi in terra battuta. Mio papà in primis, nel passato Capo degli sport nei villaggi turistici del Club Med, fin dall'infanzia mi ha fatto provare di tutto: sci, vela, tiro con l'arco, golf, equitazione, nuoto, bicicletta… Ma per il tennis c'è sempre stato un affetto particolare in casa Arlin. Mia mamma giocava fin da ragazza senza lo stress della competizione e mia sorella maggiore era già sui campi alla mia nascita. È stata una fortuna perché il tennis aiuta a crescere, a responsabilizzarsi, a conoscersi meglio e i Club sono un luogo di scambio e di incontro dove si frequentano molte persone in gamba.

Quale è stato il tuo percorso agonistico?

Come tutti i bambini ho iniziato con qualche torneo della "Coppa dell'Orso" ma i miei genitori, entrambi impegnati, non potevano portarmi a giocare il mercoledì pomeriggio e il sabato, così sono passata subito alle competizioni con gli adulti che si svolgevano prevalentemente di sera. Poi gli Interclub: di sicuro i ricordi più belli sono di quel periodo. Sembrava di andare in gita scolastica, si rafforzavano i legami e si studiavano delle strategie per vincere. A volte la tensione competitiva con le altre squadre si sentiva un po' troppo, ma in generale erano momenti di divertimento e di felicità, soprattutto le trasferte e le cene in pizzeria. Comunque andavano le cose, mio papà ci premiava sempre.

Quali sono i tuoi riferimenti tennistici, i campioni odierni e del passato a cui ti ispiri?

Sono cresciuta con il mito di Steffi Graf: una campionessa determinata, riservata ma con un grande cuore. Tra gli atleti attuali quelli che preferisco sono Roger Federer, forse un po' scontato ma come fai a non apprezzarlo? E Novak Djokovic, perché malgrado delle punte di arroganza è un creativo fuori e dentro il campo. Mi sta molto simpatico, vorrei un amico come lui.

Per finire, nel tennis come nella professione, ti piace più giocare di regolarità o in maniera fantasiosa?

In questi miei primi 33 anni di vita la lezione più preziosa che ho imparato è che se vuoi stare bene serve l'equilibrio. Una buona base di regolarità ti permette di avere dei momenti fantasiosi che ti portano a "fare la differenza". Non si può improvvisare ogni giorno per tutta la vita, ma anche troppa regolarità alla lunga annoia e rende prevedibili.



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